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    Patrimonio, autenticità e tradizione nella cultura cinese del XXI secolo

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    La partecipazione, tra il 2007 e il 2012, ad alcuni accordi di collaborazione internazionale tra istituzioni italiane e cinesi, ha costituito, per me, un’interessante occasione di conoscenza. Da sempre, il pensiero asiatico ha associato alla conservazione la volontà di trasmettere alle generazioni successive un’idea, un complesso di segni o codici architettonici piuttosto che la realtà materiale di una costruzione. Il bisogno di ordinare i propri atteggiamenti in una serie di norme definite corrisponde, dunque, a una necessità propria della Cina che si è riverberata, a vario titolo, pure nel campo della tutela. Tuttavia, le recenti, enormi, trasformazioni della realtà sociale ed economica hanno provocato un’interruzione nella millenaria trasmissione della tradizione culturale antica, sollecitando grandi e repentini cambiamenti. Tutto ciò ha condotto, almeno in ambito accademico, a una considerazione crescente nei confronti della conservazione e del restauro delle testimonianze materiali, oltre che a una nuova attenzione nei riguardi delle elaborazioni culturali maturate in ambito europeo. Per non incorrere nell’equivoco di uno sterile autoreferenzialismo, considerata l’intrinseca complessità del confronto tra pensieri così lontani, ritengo possa essere utile indagare alcuni degli aspetti peculiari della tradizione culturale cinese in tema di restauro. Patrimonio, autenticità e tradizione sono alcuni dei concetti chiave che identificano questo processo di trasformazione. Nonostante lo scarto, evidente, che ancora si registra tra le intenzioni dichiarate e la prassi operativa, gli ultimi cento anni della storia cinese testimoniano dei diversi tentativi condotti, attraverso leggi, regolamenti, creazioni di istituzioni ed esempi pratici, per giungere alla formulazione di una più organica politica di tutela della propria eredità culturale. La questione dell’autenticità e del suo apprezzamento, centrale nel dibattito sulla tutela, si è applicata per secoli ai testi scritti e alle opere d’arte, ma l’estensione della medesima nozione alle strutture edilizie è relativamente recente. Il concetto di immaterialità e di memoria, così presente nella cultura orientale e slegato dalle testimonianze oggettive del proprio passato, ancora condiziona la riflessione in materia. Parimenti è opportuno interrogarsi sul concetto di patrimonio, la cui origine è da rintracciarsi agli inizi del XX secolo, con l’avvio di testi giuridici e di istituzioni finalizzate alla protezione, corroborata poi dalla pionieristica attività della Società di studi sulle costruzioni cinesi (1930), che ha contribuito alla formulazione del concetto scientifico di ‘monumento storico’ cinese; ma che solo negli ultimi decenni si è imposto nel dibattito nazionale come punto di partenza nella definizione di un atteggiamento realmente nuovo

    Le plurime interpretazioni delle norme tra casistiche e interpretazioni: un’introduzione

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    L’importanza e l’attuale complessità del patrimonio culturale, evidenziata dalla pluralità di soggetti che intervengono, a vario titolo e non sempre in modo corretto, nei complessi processi di intervento e di gestione dello stesso, hanno suggerito, per questo secondo convegno della SIRA, un generale ripensamento sulla nostra disciplina. Entro questo complesso quadro, obiettivo specifico del tavolo è stato quello di interrogarsi sulle molte e talvolta contraddittorie modalità attraverso le quali la normativa incide in ciascuna delle differenti e successive fasi di ogni intervento di tutela, in quel percorso articolato che dalla conoscenza e dalla prevenzione, attraverso il progetto e la sua realizzazione, conduce alla gestione del nostro patrimonio cultural

    Forme antiche nuovi materiali. Reintegrare con l'acciaio corten

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    Restore an historic building requires caution, careful in choosing materials and great reflection on the attitude to keep. The result of each intervention on the historical heritage depends on the resolution of some issues: the size relationship between 'completion' and ruin, treatment of the layers and material compatibility. It’s the choices of materials to qualify the contemporary language of the project. Among the projects that have been confronted in recent years with these issues, it was decided to select some whose common feature was that they had used, as matter prevalent, the corten steel. The selection includes projects which restore only missing parts and those that provide for the inclusion of new elements aimed to reuse. Corten steel combines the steel’s qualities to the further characteristic of a surface appearance 'ever changing', which refers to the passage of time. An element capable of introducing a contemporary language in historic buildings and rebuilding ties with ancient materials. The particular features of the material, aesthetically valuable, requires a lots of technological and constructive safeguards, aspects should not be underestimated. The analysis confirmed the corten’s great aesthetic and structural efficiency. Specifically its use helps to solve spatial and techniques issues respecting the historic materials. More problematic seem to be projects that use corten steel as a coating for new volumes added to the ruins of historic building’s

    L’assetto quattrocentesco dell’isolato della chiesa di Sant’Andrea de Aquariciariis tra documenti e tracce materiali

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    La ricostruzione dell’assetto dell’area che circondquattrocentesche dell'intero isolato odotto una nuova ipotesi circa l'effettiva pos ava la medievale chiesa di Sant’Andrea de Acquariciaris - le cui vicende storico-costruttive sono praticamente sconosciute – ha tratto beneficio dalla rilettura della documentazione notarile e patrimoniale relativa, oltre che dalla messa a sistema di tutte le coeve tracce materiali ancora individuabili; L'insieme delle analisi condotte ha permesso di ricostruire la generale conformazione quattrocentesca dell'intero isolato, di individuare l'area all'epoca occupata dall'antico ospedale dell'Anima e di ipotizzare la generica ubicazione della chiesa medievale di S. Andrea, demolita da Sisto IV per l'edificazione del Templum Pacis

    Nuove percorrenze nell’area del Foro di Traiano tra X e XI secolo

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    The recent imposing excavation campaigns that have been involving the area of the Imperial Fora, have led to the rediscovery of fundamental data for the knowledge of this stratified urban palimpsest. In particular, the traces of the early medieval routes responsible for the new urban layout of the entire area of the Trajan Forum (Campus Kaloleonis) provide a great opportunity to understand the process of birth and growth of the new settlement that replaced the previous monumental function of the complex from the 10th century onwards. These findings constitute tangible evidence of the interesting network of roads, the main feature of the medieval settlement, which flanked the ancient road axes; routes that would seem to recover, under the monumental level of the imperial city, the framework of more ancient routes, conditioned by the original orography of this area. The analysis of the characteristics of these roads, the traces of which cross the forensic square in an irregular manner, defining the imprint of the future medieval district of Campo Carleo, allows us to better clarify the modalities of the slow deconstruction of the forensic complex seen in direct connection with the phases of growth of the new settlement and to define how their apparently random course is the direct result of reciprocal conditioning deriving from the renewed occupation of an abandoned roman space

    L'assetto urbano dell'area nel XV secolo. (Santa Maria della Pace in Roma. Storia urbana e vicende artistiche tra XV e XVII secolo Costruzione, trasformazioni, restauri, rilievi)

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    Le tavole ricostruiscono l'ipotetica lottizzazione dell'isolato sulla base della completa disamina documentaria delle fonti e delle tracce materiali ancora riconoscibili in sit

    Il progetto dei collegamenti negli edifici abbandonati e/o allo stato di rudere

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    Entro l’ampio e variegato novero degli edifici abbandonati, una tipologia ricorrente è certamente quella delle torri. Costiere, civiche, di difesa, queste architetture monolitiche, talvolta estrema testimonianza sopravvissuta di fortificazioni più complesse, hanno sovente perduto ogni traccia del proprio originario sistema di salita. In alternativa, pur conservando parte delle primeve strutture, le stesse si trovano in uno stato di degrado tale da non consentire un adeguato utilizzo. Relazionarsi con un’architettura storica costituisce un fatto complesso che richiede una notevole capacità tecnica, sensibilità estetica e una profonda conoscenza storico-costruttiva del manufatto stesso. È evidente come la riprogettazione di un sistema di scale costituisca un elemento fondamentale per poter giungere a una piena fruizione della fabbrica; atto che necessita di un’attenta valutazione riguardo la configurazione e la tecnologia prescelte. Tra i molti interventi che si sono confrontati con queste problematiche, si è deciso di selezionarne un paio la cui caratteristica comune è stata quella di aver impiegato, prevalentemente, l’acciaio Cor-Ten; uno dei materiali più utilizzati, per la singolare cromaticità che ben si armonizza con le preesistenze storiche, oltre che per l’indiscusso potere espressivo, che evoca i segni del trascorrere del tempo

    Roma, archeologia e città

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    Lo studio, inizialmente focalizzato sull’ambito urbano soprammesso al Foro di Traiano, si è poi esteso, cronologicamente e geograficamente all’intera zona dei Fori Imperiali. La metodologia, basata sul reperimento dei rilievi della maggior parte degli isolati componenti il tessuto urbano e su un’ampia documentazione archivistica, ma aperto a tutte le pertinenti contaminazioni interne e vicendevoli, ha contribuito a ricomporre le fasi diacroniche di sviluppo dell’area dal momento dell’abbandono delle imponenti strutture imperiali sino alle demolizioni del secolo scorso. Analisi condotta, in primis, dal punto di vista storico-urbano, in relazione alla sua millenaria storia urbana, con successivi approfondimenti rispetto a singole emergenze monumentali, a tessuti edilizi più estesi e con una particolare attenzione nei confronti delle attuali problematiche di sistemazione

    Patrimonio, comunità, partecipazione. il ruolo degli Ecomusei nella valorizzazione dell’’eredità culturale’

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    Worldwide trends such as globalisation, technological revolution, migration, transnational and transcultural communication, international travel, and the global economic crisis are driving swift and constant social changes. In this scenario, the need to place communities at the centre of design processes considering the conservation of our heritage as an economic and social driver, generates an evident conflict. This paper is about the new approaches of ecomuseums in a globalised world and their concrete implications with respect to the needs of communities. Ecomuseums consider themselves as participatory processes that recognize, manage and protect the local heritage in order to facilitate a sustainable social, environmental and economic development. They are specific projects through which to reconnect techniques, cultures, productions and resources of a homogeneous territory so as to relate to the cultural heritage of the area. They develop creative and inclusive practices aimed at the cultural growth of the local communities based on the active participation of people and the cooperation of organizations and associations. The question that arises is whether and how these new institutions are managing to positively govern change, through proposals aimed at safeguarding the past but, above all, at planning a possible future
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